E’ una domanda che spesso mi viene rivolta e alla quale secondo me non è poi così facile da rispondere. Si, esattamente così perché credo che piuttosto che badare alle quantità si debba portare attenzione e consapevolezza sulla qualità di ciò che la persona anziana deve mangiare e sopratutto debbano essere valutati i tanti cambiamenti peculiari di questa fase di vita. Sulla quantità infatti vige sempre la regola della frugalità!
Man mano che l’età anagrafica aumenta numerosi sono i cambiamenti biologici, morfologici, anatomo-strutturali, sociologici fino a quelli psicologici e dunque è bene plasmare la propria alimentazione -o meglio nutrizione- per evitare l’instaurarsi di condizioni disfunzionali che possono portare a stati patologici e/o malnutrizione per eccesso (sovrappeso-obesità) o per difetto (eccessiva magrezza).
In particolare a partire dai 65 anni si riduce la massa magra e di conseguenza si riduce il metabolismo basale. Questo significa che dovrà essere ridotto l’apporto energetico per non rischiare di prendere peso aumentando la massa grassa.
Inoltre la riduzione del senso del gusto e dell’olfatto, la perdita della sensazione di fame, la perdita del senso di sete, le difficoltà nella masticazione, i problemi socioeconomici, la depressione … possono incidere negativamente sulla qualità dei pasti consumati dalla persona.
La base è la Dieta Mediterranea che si impregna delle caratteristiche del territorio e diventa marchigiana.
In queste ultime righe è contenuta la risposta alla domanda iniziale ma, le stesse, esprimono anche il tema che il dr Nazzareno Santoni , presidente del Circolo C Ferrini di Jesi mi ha invitato a trattare.