La chiamiamo convivialità e la riferiamo alla tavola ma … sappiamo il suo vero significato? Seppur vero che persino il paladino di quella etica così rigorosa e inflessibile, quale fu I Kant, teorizzava che il sommo benessere dell’umanità è il banchetto comune cioè il mangiar bene in buona compagnia, la parola rimanda ad un significato ben più profondo.
Una Persona conviviale è allegra, spensierata, rilassata, cioè è la persona che vive pienamente il BendEssere anche a tavola. Oggi è evidente che tutto ciò sta via-via affievolendosi e dunque sembra piuttosto urgente recuperare anche grazie al cibo, il senso della convivialità e della condivisione di opinioni e valori, di quella forma di socializzazione primaria grazie alla quale riemerge il pensiero umano.
Quale Nutrizionista Health Coach ho scelto oggi – anticamera del fine-settimana – per proporVi questa riflessione e per lasciare qualche allenamento da praticare fiduciosa che alleggeriti dalle pressioni peculiari dei giorni lavorativi, riusciate a sperimentare convivialità quale allegria e benessere, familiarità e rilassatezza.
Può capitare che durante la settimana ognuno mangi per i fatti propri fino ad arrivare a non usare neanche tavoli e sedie … chi mangia in soggiorno, chi nella camera da letto, chi in bagno (!) … La prima cosa da fare allora è dunque scegliere la tavola e prepararla per la consumazione del pasto insieme. Allenamento valido anche per i single … si può decidere di invitare amici o si può mangiare da soli ma pur sempre con una mensa ben allestita.
Mangiare insieme significa prendere consapevolezza che stiamo condividendo il cibo con persone alle quali vogliamo bene: è bene allora concedersi un tempo. Un tempo a che tutti arrivino a tavola e tutti abbiano il necessario per apprezzare questo momento.
A volte si inizia a mangiare senza neppur rendersene conto perché persi nei nostri pensieri oppure tuffati nel cellulare o nelle cose da fare successivamente …fermiamoci e guardiamoci negli occhi , assaporeremo la gioia della condivisione di un momento di pausa, riposo, tregua… Il pasto è una piccola vacanza dalle frenetiche occupazioni quotidiane.
Durante il pasto apprezzare ciò che stiamo mangiando, ad esempio fare domande a noi stessi ma anche agli altri commensali, su profumi, odori, colori, ingredienti …portare consapevolezza/attenzione anche su chi ha preparato il cibo.
Tutto questo non è solo questione di buona educazione è molto di più. E’ nutrire il nostro Essere.
Ai miei pz dico
– prendeteVi una pausa di 20 minuti dalle frenetiche attività;
– preparate il piatto che avete deciso di consumare;
– sedetevi e portate l’attenzione su ciò che state facendo.
2 Comments
Salve Letizia,
Solo due parole per dirle che ho trovato molto bello l’articolo sulla convivialità ed il suo significato.
Porre l’accento sull’attenzione, sul tempo, sul preparare qualcosa – un “nutrimento” – per sé e per gli altri, non solo non è scontato, ma sopratutto, al meno così a me pare, è un invito ad essere di nuovo ed ancora pienamente sé stessi, a ri-centrarsi su quello che ci sta più a cuore.
Ed anche, e non è cosa da poco, a ringraziare.
Le Sue parole me ne hanno ricordate altre che qui Le trascrivo.
“… Ero arrivata tardi a casa quella sera, stanca e senza energia, perché ogni forza si era consumata in un lavoro che poco aveva restituito di quella fatica. Sono entrata senza fare rumore per timore di svegliarlo. Ho messo lo zaino sul pavimento e sono andata in cucina. Mi stava aspettando e aveva preparato qualcosa per me. Mi ha sorriso con dolcezza, mi ha invitato a sedermi, poi ha preso una tazza e ha versato il latte, ha messo la tazza fumante sul tavolo, mi ha accarezzato il capo scompigliando i capelli e si è seduto accanto sorridente e tranquillo. Ogni fatica era svanita, la mente era diventata leggera, il cuore sorrideva.” (*)
(*) tratto da La sapienza del cuore. Pensare le emozioni, sentire i pensieri
di Luigina Mortari
Leonardo
Grazie mille per il prezioso arricchimento condiviso.