Diabete e frutta: cosa fare un titolo dalla risposta apparentemente scontata e ovvia! No, non è affatto così e … come nutrizionista vi spiego il motivo.
Prendo spunto da un botta&risposta avvenuto di recente in reparto con un paziente diabetico. In particolare questa è la frase che mi ha fatto riflettere e mi ha fatto nascere la voglia di scrivere
[…] mi sento limitato perché avrei voglia di mangiare frutta fresca di stagione ma con il diabete non posso.
Ci sono opinioni contrastanti sulla gestione dell’alimentazione e diabete e -secondo me- ci sono ancora tanti-troppi luoghi comuni che vanno scardinati.
Il segreto è la consapevolezza!
Conoscere e selezionare tra i cibi che contengono zuccheri, quelli a basso indice glicemico e – là dove non si riesce – bilanciare gli apporti e scegliere combinazioni e preparazioni in modo da evitare l’eccessivo innalzamento del picco glicemico post-prandiale.
Questa è la prima consapevolezza alla quale se ne aggiunge una seconda.
Lo zucchero della frutta si chiama fruttosio. Il monosaccaride -analogo al glucosio- una volta ingerito – per poter essere utilizzato dalle nostre cellule a scopo energetico, deve essere convertito in glucosio. Questo avviene nel fegato dopo essere stato assorbito a livello intestinale.
Ora … c’è un fruttosio utilizzato come dolcificante e un fruttosio naturalmente presente nei cibi.
Per me nessuno dei due è pericoloso per la salute se e solo se utilizzato con moderazione.
Nel primo caso – cioè dolcificante – il fruttosio incide sulla glicemia molto più lentamente poiché è in grado di attirare acqua.
E’ questa una qualità ben nota all’industria conserviera che lo utilizza infatti, come conservante visto che sottraendo acqua si possono tener lontane le muffe.
Nel secondo caso, quando cioè il fruttosio è presente nel cibo – frutta e ortaggi – nessun problema visto che la fibra alimentare è un vero e proprio antidoto.
La fibra alimentare permette infatti di assimilare lentamente e in maniera corretta il fruttosio contenuto.
Su questa base nella mia pratica sia come nutrizionista che come health coach:
Divieti Assoluti NON Esistono ma … grande attenzione alle quantità.
Questa idea trova supporto nel fatto che non dobbiamo mai dimenticare che la quantità totale di carboidrati ricavati da un determinato cibo (carico glicemico) è spesso più importante della loro qualità (indice glicemico).
Quali sono le conseguenze se nel diabete la relazione non è così forte?
2. numerosi studi hanno evidenziato come un consumo eccessivo di fruttosio può portare sia ad un aumento del tessuto adiposo che un aumento di acido urico;
3. altro prodotto del metabolismo del fruttosio è il piruvato che quando in eccesso porta ad un aumento di LDL tanto da determinare il possibile deposito lipidico a livello epatico, con insorgenza di steatosi epatica.
In chiusura dunque dico che il soggetto diabetico può mangiare frutta fresca e importante è regolare la quantità cioè rispettare la porzione di 150g non più di 1 volta al giorno. A questo si può aggiungere il consumo di frutta secca a guscio [non più di 30g] cercando di evitare frutta essiccata (datteri, fichi secchi, uvetta …) e frutta esotica.
Fonte – D J A Jenkins et al. – The relation of low glycemic index fruit consumption to glycemic control and risk factors for coronary heart disease in type 2 diabetes. Diabetologia 2011