La Dieta Chetogenica [DC] , la dieta che sta letteralmente spopolando in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti. Posso dire che anche io sto sperimentando come sempre più spesso arrivino in studio Persone chiedendo di poter seguire questo tipo di dieta.
Nulla in contrario!
Eccomi ora a parlarne con lo scopo di conoscerla meglio, cioè capire sia come funziona che quali sono i principali ambiti di applicazione.
CONOSCERLA – La principale caratteristiche della DC è un dis-equilibrio tra i macro-nutrienti: basso – bassissimo introito di carboidrati [5%] e un più alto apporto di proteine [20%] e ancora più alto di grassi [75%]. Inoltre la DC – per avere l’effetto voluto sia di perdita di peso che di mantenimento del risultato nel lungo termine – deve essere ipocalorica e deve essere accompagnata sempre da uno stile di vita attivo.
Numerose e copiose sono le conferme e i pareri positivi da parte della comunità scientifica. Personalmente – sulla base della mia esperienza e del mio approccio-metodo – mi permetto di aggiungere che, altro punto cardine è la personalizzazione del trattamento, cioè la DC deve essere comunque rispettosa dello stile della Persona i termini di orari della giornata piuttosto che di gusti e preferenze.
AMBITI – Fatte queste considerazioni la DC ipocalorica è la miglior strategia per la gestione dell’obesità grave – IMC [pesoKg/altezza m2] >40 [Linee Guida Società Europea dell’Obesità- Obesity Facts] ma anche per patologie cardiovascolari, articolari e metaboliche (metabolismo degli zuccheri, dei lipidi, degli acidi urici …).
FUNZIONAMENTO – La peculiare ripartizione dei macronutrienti della DC permette di sfruttare alcuni meccanismi fisiologici che sono in genere poco o per nulla utilizzati vista l’abbondante disponibilità di cibi ricchi di carboidrati. La DC induce quella che in termini tecnici chiamiamo chetosi fisiologica cioè la condizione metabolica in cui nella matrice mitocondriale delle cellule epatiche si producono chetoni: acetone, acetoacetato, D-Beta-idrossibutirrato. Questi possono essere utilizzati dalle cellule – al posto dei carboidrati – per produrre energia. Ma non tutti gli organi sono in grado di farlo: cervello, midollare del surrene, midollo osseo e eritrociti necessitano comunque di glucosio. Il cervello in realtà non è poi così schizzinoso infatti durante una DC ricava fino al 75% del proprio fabbisogno proprio dai chetoni.
Certo è che l’utilizzo dei chetoni come substrato energetico dipende dalla concentrazione e dunque dopo circa 2 giorni di DC con un apporto di carboidrati di non più di 20-30g/die, si raggiunge la chetosi e gli organi utilizzano i chetoni circolanti senza nessun problema.
La chetosi può essere una forma di adattamento poiché permette di ricavare energia e nutrimento per il cervello quando i carboidrati non sono disponibili, dal grasso accumulato. Meccanismo ben noto alla biologia dell’uomo primitivo!
Ultima nota sulla DC riguarda la funzione centrale degli ormoni insulina e glucagone.
L’insulina è fondamentalmente un ormone anabolico secreto dal pancreas quando c’è abbondante quantità di nutrienti (glucosio ma anche proteine, acidi grassi fin’anche corpi chetonici). E’ dunque un segnale -per vari tessuti -che è il momento di accumulare e costruire. Quando i nutrienti diminuiscono ecco che l’insulina viene sostituita dal suo ormone antagonista: il glucagone. Anch’esso prodotto dal pancreas stimola il rilascio di nutrienti accumulati in forma di trigliceridi, glicogeno e proteine.
Durante la DC i livelli di questi due ormoni, la disponibilità di nutrienti e altri fattori di stress, controllano i livelli e gli effetti di altri ormoni quali ad esempio adrenalina e noradrenalina – in grado di aumentare e stimolare il rilascio di acidi grassi dal tessuto adiposo – cortisolo, testosterone e Ormone della crescita, con un effetto cumulativo complessivo che favorisce la mobilizzazione delle riserve energetiche e regolazione dell’appetito/fame.
Su questa base nasce il protocollo DC validato dalla comunità scientifica e strutturato in tre fasi:
L’attivazione prevede un basso apporto di energia (600-800 chilocalorie/giorno) per 8-12 settimane. La varietà dell’alimentazione quotidiana viene poco alla volta recuperata durante la rieducazione e l’apporto calorico giornaliero aumenta fino a 1.500 chilocalorie. L’ultimo step, il mantenimento, prevede un ulteriore aumento nell’introito energetico (fino a 2.000 chilocalorie). Determinante è la pratica quotidiana dell’esercizio fisico.
Ultima raccomandazione non certo per importanza è : EVIATARE il FAI-DA-TE 👍
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