Un amletico dilemma che va ben oltre alla semplice riflessione del mangiar sano. A mio modo di pensare infatti porta piuttosto consapevolezza sul proprio Sé e sui meccanismi interni che regolano l’antico quanto – a tutt’oggi abbastanza oscuro – rapporto con il cibo.
Dieta è ormai assodato e riconosciuto che rimanda ad un concetto ampio in cui includiamo sia l’aspetto alimentare [mangiare sano] che di stile di vita [vita attiva]. Dieta rimane ancora però saldamente ancorata al concetto che va praticata per un periodo limitato della vita e prevalentemente con il fine ultimo di perdere peso, meglio se accompagnata da un professionista [dietologo o nutrizionista].
Stile di vita è un insieme complesso di comportamenti ed è la risultante di tratti comportamentali, orientamento del pensiero, sentimenti ed emozioni che ognuno di noi ha radicato fin dai primi anni di vita. Lo stile di vita è qualcosa di estremamente complesso che include comportamenti peculiari dell’area della Nutrizione a quello dello Stile di vita fino a quello della cura del Sé. E’ qui che – secondo me – arriva la differenza e è ciò che quale Nutrizionista Health Coach ritengo essere base fondante della mia professione!
Su questa base cambiare lo stile di vita significa allenarsi ad adottare comportamenti finalizzati al BenEssere per tutta la vita ed è proprio questo che permette quello che in termini tecnici chiamiamo Prevenzione Primaria.
La trasformazione necessaria è ben più profonda: deve partire da dentro e implica il pieno coinvolgimento della mente cognitiva della Persona.
E’ più facile cambiare religione che stile di vita!
L’atto alimentare non risponde solo ad un fabbisogno fisiologico, se così fosse sarebbe simile a quello degli animali. Mangiare significa anche rispondere alle abitudini [è l’ora di pranzo … è l’ora della cena]; alle influenze sociali [il mio vicino ha il piatto pieno io non posso fare diversamente]; alle influenze sensoriali [il buon profumo … il rumore del cibo … ] fino alle influenze emotive [sono triste , mangio … sono annoiato, mangio …].
Mangiare per l’uomo non significa solo placare la fame dello stomaco [fame fisiologica] ma significa saziare la fame mentale, emozionale fino a quella spirituale. A questo punto è evidente allora che la perdita della silhouette ha origine lontane quanto complesse e dunque non basterà una dieta – seppur ben formulata. Questa ben presto al sentiremo come un abito stretto e costrittivo e seppur motivati prima-o-poi finiremo per abbandonarla, sperimentando l’ennesimo fallimento.
E’ piuttosto importante portare conoscenza del Sé ed avere consapevolezza del proprio atto alimentare e delle abitudini comportamentali radicate. Da qui La Persona in modo consapevole, responsabile e auto-determinato si allena, grazie ad un piano di azione ben formulato, al suo personale BenEssere ritrovando armonia e centratura.