Exercise-linked FNDC5/irisin rescues synaptic plasticity and memory defects in Alzheimer’s models a firma di M. V. Lourenco e pubblicato su Nature Medicine è l’articolo che mette un punto sul ruolo chiave svolto dall’Irisina sul decadimento cognitivo. I suoi aumentati livelli possono giocare un ruolo sia nella prevenzione che per arginare un processo già avviato.
A tutt’oggi non si è ancora in grado di curare la malattia di Alzheimer pertanto si lavora sulla prevenzione. Una Nutrizione Funzionale e Regolatoria che prevede un abbondante utilizzo di prodotti di origine vegetale, associata ad un tempo quotidiano dedicato al movimento, sono le aree d’interesse.
Su quest’ultimo punto, cioè movimento, si è concentrata l’attenzione degli autori dello studio. Il segreto potrebbe nascondersi in un ormone il cui rilascio aumenta a seguito proprio dell’esercizio fisico e si chiama Irisina.
Lo studio ha evidenziato come l’irisina presente nell’ippocampo umano ha concentrazioni basse nei soggetti con Alzheimer. Inoltre questo ormone aumenta grazie all’attività fisica ed è in grado di proteggere la memoria anche in presenza degli accumuli di beta-amiloide, la proteina che si rileva aggregata in placche nel cervello delle persone colpite dalla malattia.
L’Irisina era già nota per la sua capacità di trasformare il grasso bianco (quello che tende a d accumularsi, soprattutto a livello addominale) in grasso bruno (più semplice da utilizzare come fonte energetica). Ma ora sta acquisendo una ben diversa valenza, seppur ancora si abbia bisogno di ulteriori studi.
Ai miei pz dico
ogni giorno 30 minuti di camminata a passo sostenuto.
Ora c’è un motivo più forte nell’indicare questo allenamento quotidiano.
Fonte: M. V. Lourenco et al – Exercise-linked FNDC5/irisin rescues synaptic plasticity and memory defects in Alzheimer’s models. Nature Medicine, 2019