La Vitamina K è ormai nota da tempo per la sua relazione molto particolare con il cuore ma oggi un gruppo di ricercatori ha portato nuove evidenze grazie ad uno studio osservazionale pubblicato su Bmj open.
La prima puntualizzazione riguarda le forme biologicamente attive della vitamina K:
Nello studio i ricercatori hanno preso in esame circa 3.000 norvegesi di età compresa tra 46-49 anni nel periodo 1997-1999 ed hanno valutato i fattori di rischio per malattie croniche non trasmissibili nella popolazione della contea norvegese di Hordaland. A inizio studio è stato somministrato un questionario per stimare le abitudini alimentari e -dopo un follow-up medio di 11 anni – hanno verificato l’incidenza di eventi cardiovascolari incrociando i dati nei registri nazionali di riferimento.
112 eventi cardiovascolari ma nessuna correlazione con l’assunzione di vitamina k1. Mentre un rischio basso è emerso per un consumo di K2 ad alte dosi, anche dopo aggiustamento per una serie di fattori potenzialmente confondenti.
Queste sono le evidenze che i ricercatori hanno trovato e che hanno correlato con il possibile ruolo della vitamina K2 nel processo di calcificazione delle arterie a livello delle pareti intima e media che portano a danno ischemico piuttosto che rigidità delle arterie e dunque ipertensione e/o ipertrofia ventricolare sinistra.
A questo punto è auspicabile proseguire la ricerca così da chiarire il meccanismo di assorbimento, trasporto e di interazione biologica.
E’ da ricordare anche che la vitamina K, detta anche antiemorragica, è un insieme di composti liposolubili strutturalmente e funzionalmente correlati. Infatti oltre alla vitamina K1, alla vitamina K2 è nota anche la vitamina K3, o menadione, fondamentale per la sintesi epatica della protrombina e di altri fattori della coagulazione. Su questa base si fonda l’importanza di una educazione alimentare personalizzata quando si fanno terapie anticoagulanti (dicumarolici) per evitare interferenza.
Fonte: Teresa R Haugsgjerd et al. – Association of dietary vitamin K and risk of coronary heart disease in middle-age adults: the Hordaland Health Study Cohort. BMJ open, 2020.