La prevalenza dell’ipertensione arteriosa è in netta crescita in tutti i Paesi del mondo. E’ stato stimato che nel 2025 il 30% della popolazione adulta mondiale sarà vittima del killer silente -l’ipertensione- uno dei principali fattori di rischio per le patologie cardiovascolari visto che causando danno d’organo multisistemico, crea le basi per l’evento acuto vascolare [infarto del miocardio o ictus].
Su questa base c’è una interessante review pubblicata su Nutrients a firma di un gruppo di ricercatori dell’Università Tor Vergata, la cui conclusione recita:
La restrizione calorica riduce la comparsa di ipertensione arteriosa e migliora la disfunzione endoteliale, ritardando l’insorgenza di cardiopatie e malattie neurodegenerative attraverso la riduzione di massa grassa, valori sistolici e diastolici, produzione di radicali liberi e stress ossidativo.
Dunque trattamenti innovativi appaiono ben più efficaci della storica e nota riduzione sia del sale discrezionale che di grassi saturi. Si parla ora infatti della restrizione calorica intesa come riduzione di calorie giornaliere senza esclusione di nessun nutriente. Questa è sia una arma di prevenzione primaria che una vera e propria opzione terapeutica.
La restrizione calorica e ancora di più il digiuno nelle sue varie forme sono sicuramente pratiche già note da tempo tanto per i numerosi effetti positivi sulla Salute&Benessere e a sostenerlo c’è la Calorie Restriction Society.
Si ha una riduzione dei livelli di infiammazione e di stress ossidativo nell’organismo anche con benefici in termini di longevità.
Responsabili di tutto ciò sono le sirtuine – proteine in grado di regolare il metabolismo dei mitocondri – i mediatori principali alla base della associazione tra allungamento della vita e restrizione calorica.
L’effetto studiato ora è quello sia sulla pressione sistolica che diastolica dovuto alla perdita di peso e ad un miglioramento di numerosi indici correlati: dall’Indice di massa corporea alla circonferenza vita fino alla percentuale di massa grassa. Tutto questo contribuisce così alla ulteriore riduzione di fattori che sono alla base del danno d’organo, come i livelli di lipidi e di glucosio circolanti nel sangue, di produzione di radicali liberi dell’ossigeno e di citochine pro-infiammatorie, permettendo invece l’incremento di fattori protettivi, come l’attivazione della sirtuina-1, dell’ossido nitrico e di antiossidanti come il Sod e il glutadione reduttasi.
Nello studio è stato anche preso in esame l’effetto del digiuno con periodi variabili.
La pratica del digiuno si è mostrata efficace come strategia terapeutica innovativa per tutti i pazienti ipertesi, specialmente quelli sovrappeso e obesi, con sindrome metabolica, quelli refrattari alla terapia, anche combinata, e quelli con ipertensione secondaria.
Volendo dunque riassumere la review evidenzia come il corretto utilizzo di questi nuovi approcci dietetici permette, oltre che un buon controllo della pressione arteriosa, un miglioramento della funzione endoteliale vascolare, dei parametri metabolici e di quelli infiammatori, i quali a loro volta, permettono una prevenzione del danno d’organo e del rischio cardiovascolare mediato dall’ipertensione arteriosa stessa.