Dai dati di un ampio studio europeo emerge che stretta è la relazione tra osteoporosi-demenza e stile di vita. Di quest’ultimo in particolare è il movimento che desta grande interesse, senza alcuna differenza di genere.
Questo significa rassicurare le donne sul fatto che le ossa fragili non rendano fragile il cervello.
La recente ricerca condotta in Germania, dal Team epidemiologico dell’Istituto Iqvia di Francoforte, si partita dalla considerazione che l’osteoporosi colpisce circa 200 milioni di donne nel mondo.
Da qui considerando l’età, il genere, la compresenza o meno di altre malattie si è cercato di fare chiarezza sulla proporzione dei pazienti che avrebbero sviluppato una demenza di qualunque tipo.
Dai dati ottenuti i ricercatori non traggono la risposta che l’osteoporosi facilita l’avanzare della demenza quanto piuttosto hanno ipotizzato che osteoporosi e demenza abbiano cause comuni.
«Sì, certo, quello che emerge dalla ricerca tedesca è che osteoporosi e demenza possono coesistere, ma non in un rapporto di tipo causale. Nessuna delle due facilita lo sviluppo dell’altra. Piuttosto, comune è l’origine, che sta nello stile di vita: quale alimentazione, se si fuma o no, se si consuma alcol, se si fa del moto. Ecco, questo del movimento è un punto fondamentale perché migliora la circolazione, dunque fa arrivare al cervello i suoi alimenti-base: zucchero e ossigeno. E, più facilmente, il cervello non si ammala. Quanto all’osteoporosi, è ancora il movimento che, aiutando la circolazione, rifornisce di calcio le ossa». Queste sono le parole dell’ordinario di neurologia all’Università di Milano e direttore del centro per l’Alzheimer e la sclerosi multipla all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano: Elio Scarpini.
A questo punto diventa chiaro che osteoporosi e demenza possono avvalersi della stessa terapia: il movimento. Ttradotto in strategia pratica quotidiana significa due ore di camminata al giorno.
Fonte: Kostev, Karela et al. –Impact of Osteoporosis on the Risk of Dementia in Almost 60,000 Patients Followed in General Practices in Germany, Journal of Alzheimer’s Disease. J Alzheimer’s Disease, 2018